Africa: un racconto sonoro

MariaGiulia, 25 anni
Università dell'Insubria di Varese

Sono un'esploratrice. Nello zaino ho anni di avventure scout, una famiglia numerosa; un canzoniere, un astrolabio e un coltellino svizzero.
Io sono qui:
Tosamaganga,
Tanzania
21/11/2015 - A distanza di quasi due mesi dal mio arrivo, risuonano ancora nella testa e nel cuore tanti suoni e rumori di Tosamaganga. Ripercorrendo col ricordo le strade impolverate tra Ipamba e Tosa, mi imbatto nella radio che, ad alto volume, annuncia l’arrivo di una moto. Più avanti incrocio tanti bambini dai capelli corti, una camicia viola scuro e una gonna o dei pantaloni verdi: col loro zainetto sono in cammino al lato della strada verso la scuola.

Alla vista di una ragazza bianca mi vengono incontro festanti, ripetendo, nelle risa, come una cantilena: “Ciao! Pipi!” che significa “Ciao! Caramella!” e io rispondo “Akuna pipì”, “Sono senza caramelle”. Senza offendersi continuano a sorridere e camminare. Mi addentro tra gli eucalipti e inizio a sentire il fiume che scorre, supero la falegnameria e arrivo al ponte dove l’acqua si infrange con rumorosa potenza sui sassi, e prosegue oltre creando una piccola cascata. Risalgo verso l’ospedale, entro in pediatria, dove i bambini sanno essere molto silenziosi, soprattutto se febbrili e spossati, ma sanno anche farsi sentire con il pianto, soprattutto quando devono essere visitati. Transito dalla sala parto dove una donna in travaglio geme con un grido sordo che trattiene un po’ tra i denti. Dalla Waiting Room si sentono risate e chiacchiere di gestanti che insieme attendono i segni del travaglio. Nella cappella dell’ospedale stanno celebrando la messa, animata e colorata da canti ritmati e danzanti.

Nel frattempo cala il sole e lascia spazio alla stellata dell’emisfero australe che si fa contemplare nel silenzio assordante..

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