Karibu giovani medici!

Alessandra
neolaureata all'Università di Pisa

Mi piace viaggiare e pensare con la mia testa, cogliere la complessità delle cose e la bellezza della vita e in questo momento più che mai amo la determinazione. Odio le catene e la prepotenza.
Io sono qui:
Tosamaganga,
Tanzania
08/09/2015 - Hakuna matata, kidogo kidogo, pole pole, asante sana...ecco, colleziono vocaboli in swahili catturati dalle conversazioni e dal dizionario e appiccicati qua e là con colla di miele, in modo da rimediare un buon incipit per questo breve reportage di vita tanzaniana, a poco più di tre settimane dal mio arrivo. Come mi sento? Bene, a casa. Grazie all'inesauribile ospitalità della gente del posto e al buon umore degli altri volontari CUAMM sentirsi a proprio agio è stato semplicemente naturale.
alessandra 1
Se c'è una parola che proprio sarà impossibile dimenticare al termine di questa intensissima esperienza, quella è "karibu", che in swahili significa "benvenuto"... Ma anche "prego" e "avanti" il che la dice lunga sulla disposizione d'animo di questa gente: sei "karibu" quando incroci lo sguardo di un viandante, quando saluti un contadino, quando passi davanti a una finestra aperta o quando apri una porta chiusa...

E Certamente la stessa ospitalità e cordialità non è mancata in ospedale, dove i medici del posto hanno di buon grado condiviso conoscenze e insegnamenti con me. Ho deciso di frequentare più di un reparto (ginecologia e ostetricia, pediatria, medicina interna e opd, una sorta di ambulatorio di medicina generale e pronto soccorso) per avere una visione più trasversale possibile e tutti si sono distinti per disponibilità e affabilità. Certo, l'ospedale non è una realtà semplice: i sorrisi e gli abbracci aiutano ad affrontare meglio la giornata ma l'impatto, soprattutto per un occidentale, è duro: si impara presto a vivere con la "quotidianità" della morte e a vedere svanire ogni orizzonte di speranza nei pazienti più gravi. Moltissimi sono immunnodeficenti cronici che non aderiscono alla terapia farmacologica (per varie ragioni, sia economiche sia culturali) e presentano più infezioni in comorbidità. Li vedi arrivare spesso in sedia a rotelle, astenici e cachettici all'ultimo stadio e, purtroppo, dopo averci fatto "l'occhio clinico" sai già che la strada che rimane loro da percorrere è molto breve. Fortunatamente si vedono anche tanti pazienti guarire nel giro di poco tempo, magari dopo la giusta cura di antibiotici...qui l'infettivologia è la base di partenza per qualsiasi clinica.

L'ospedale ha un buon laboratorio analisi, che spero di frequentare nei prossimi giorni, ma tante altre indagini diagnostiche, come la TC o anche solo l'ECG, sono un lusso che non è permesso avere. Quest'ultimo aspetto ha tuttavia un risvolto positivo: è un grande stimolo al colloquio approfondito con il paziente, all'osservazione, palpazione, auscultazione. In una parola: all'esame obiettivo. Credo di aver affinato il potenziale diagnostico che è "nelle mie mani" facendo pratica in ospedale. Questo, insieme ai sorrisi e agli sguardi intensi, alla cordialità, al sole...sarà il più grande tesoro che porterò per sempre con me
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