Una giornata in ospedale

Alessandro, 26 anni
Neolaureato, Università degli studi dell’Insubria Varese

Mi piace condividere il tempo e le esperienze con qualcuno, ascoltare, assaggiare cibi nuovi, camminare sempre..
Io sono qui:
Tosamaganga,
Tanzania
17/09/2015 - Una tazza di caffè, qualche fetta di pane e marmellata per prepararci alla giornata; pochi passi separano la guest house dall'ospedale. Sono le 8, ora del meeting che segna l'inizio di ogni giorno di lavoro: con una parola di swahili e una d'inglese, medici e infermieri elencano i ricoveri e i deceduti dei giorni precedenti, esprimendo a turno le problematiche degne di attenzione; il tutto avviene in un clima composto. Mi è difficile afferrare tutte le parole e chiedo spiegazioni a Sara, specializzanda seduta accanto a me.

Al termine della riunione vengo assegnato al reparto di pediatria con dott.ssa Assumpta, ma al mio arrivo in corsia con sorpresa noto che non c'è nessuno: bambini e mamme sono tutti fuori nel giardino antistante il reparto per fare colazione (in ospedale non c'è la cucina) e per prendere qualche raggio di sole mattutino. Alcune mamme stendono anche i panni appena lavati. Nel frattempo ho l'occasione di leggere qualche cartella clinica. Le sofferenze dei bambini qui sono spesso molto diverse da quelle dei nostri: malnutrizione, anemie severe, polmoniti in bambini sieropositivi, bambini con ustioni estese causate da acqua bollente o da giochi vicino al fuoco sono i quadri di presentazione più frequenti.

Nonostante tutto, nella camerata regna un sereno clima di condivisione: le mamme tengono come canguri i loro piccoli in braccio e tra di loro, mamme e bambini, si aiutano, parlano e ridono. Nessun urlo, nessuna lamentela: la malattia dei figli non toglie alle madri la voglia di scherzare con noi. Così l'ospedale diviene anche luogo di comunità, caratteristica che forse i nostri stanno perdendo. Durante il giro visite noto come i mezzi e le terapie a disposizione siano limitati: una medicina diversa che senza mai arrendersi risente di un diverso sguardo sulla vita, sulla malattia e sulla morte. Non pretendo di capire ma ne sono molto incuriosito; spero col passare dei giorni di riuscire sempre più ad avvicinarmi al sentire di questo popolo.

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