Una giornata in ospedale
Alessandro, 26 anni Neolaureato, Università degli studi dell’Insubria Varese Mi piace condividere il tempo e le esperienze con qualcuno, ascoltare, assaggiare cibi nuovi, camminare sempre.. |
Io sono qui: Tosamaganga, Tanzania |
Al termine della riunione vengo assegnato al reparto di pediatria con dott.ssa Assumpta, ma al mio arrivo in corsia con sorpresa noto che non c'è nessuno: bambini e mamme sono tutti fuori nel giardino antistante il reparto per fare colazione (in ospedale non c'è la cucina) e per prendere qualche raggio di sole mattutino. Alcune mamme stendono anche i panni appena lavati. Nel frattempo ho l'occasione di leggere qualche cartella clinica. Le sofferenze dei bambini qui sono spesso molto diverse da quelle dei nostri: malnutrizione, anemie severe, polmoniti in bambini sieropositivi, bambini con ustioni estese causate da acqua bollente o da giochi vicino al fuoco sono i quadri di presentazione più frequenti.
Nonostante tutto, nella camerata regna un sereno clima di condivisione: le mamme tengono come canguri i loro piccoli in braccio e tra di loro, mamme e bambini, si aiutano, parlano e ridono. Nessun urlo, nessuna lamentela: la malattia dei figli non toglie alle madri la voglia di scherzare con noi. Così l'ospedale diviene anche luogo di comunità, caratteristica che forse i nostri stanno perdendo. Durante il giro visite noto come i mezzi e le terapie a disposizione siano limitati: una medicina diversa che senza mai arrendersi risente di un diverso sguardo sulla vita, sulla malattia e sulla morte. Non pretendo di capire ma ne sono molto incuriosito; spero col passare dei giorni di riuscire sempre più ad avvicinarmi al sentire di questo popolo.