Il medico immaginario e il malato per forza
Il libro, scritto nel 1974, fa parte della collana Medicina e Potere fondata a G. Maccacaro, che intende mettere in luce come la pratica medica, ridotta a un sapere essenzialmente tecnico, astorico e apolitico, sia l'espressione di un particolare tipo di scienza, che a sua volta è espressione delle diseguali relazioni di potere che determinano la nostra società. Il testo inizia teorizzando che quando una determinata struttura, nata per ottenere un certo risultato, appare inidonea allo scopo, essa è generalemente destinata a cambiare o a essere eliminata. La riflessione continua prendendo atto che le componenti istituzionali delle strutture sanitarie (l'ospedale e la facoltà di medicina) non solo rimangono pressoché invariate ma sono pervase di politiche che mirano a mantenere le istituzioni stesse, che rispecchiano nella loro struttura lo scopo primario della classe borghese e che sono funzionali a fabbricare un certo tipo di medico e un certo tipo di malato, utili alla classe dominante. L'analisi dunque approfondisce i dispositivi di funzionamento dell'istituzione della facoltà di medicina prima, con un focus particolare sul metodo e sul suo ruolo nella formazione in salute, e dell'istituzione ospedaliera poi e di come l'ospedale rappresenti una scuola di classe che consolida l'esperienza di dominazione. Il testo fa emergere come, se da un lato il rapporto medico-malato sia la rappresentazione di una struttura di classe, dall'altro può diventare lo spazio dove questi meccanismi vengono esplicitati e può dunque diventare il luogo di incontro e trasformazione. (Marianna Parisotto)