La malattia, un tempo per volere

G. Angelini

Si tratta di un saggio di filosofia morale scritto da un teologo che parte dal considerare come, da un lato, sembra crescere lo spazio che l'esperienza di malattia occupa nella vita delle persone (cresce a dismisura il potere tecnico della medicina sull'uomo che favorisce una dipendenza del malato dall'apparato medico sempre più complesso e prende corpo una sorta di paradossale espropriazione del soggetto malato per ciò che si riferisce alla sua malattia) e dall'altro sembrano invece diminuire le risorse di cui dispone la coscienza del singolo per vivere la malattia. L'intento del saggio è chiarire il senso di questo andamento divaricato, di individuarne le ragioni e quindi di scorgere i compiti che propone al pensiero di chi abbia a cuore il destino presente dell'uomo. Particolarmente interessanti i capitoli in cui si analizzano criticamente la nascita della psicosomatica, il pensiero di Jaspers (con la sua critica alla stessa psicosomatica) e la riflessione bioetica come è ad oggi impostata. Si sottolinea la necessità di andare oltre la bioetica e di iniziare un radicale rinnovamento della riflessione di carattere fondamentale che regge l'etica contemporanea in generale e la bioetica in specie, come suggerisce l'attuale indirizzo di pensiero che propone un ritorno alla virtù. (Le due più significative linee di critica alla riflessione etica contemporanea hanno come esponenti A. MacIntyre e S.M. Hauerwas).

(Giulia Civitelli)
A questo link una recensione del libro fatta da Umberto Galimberti: Link

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