Guestbook, kitabu cha wageni, diario degli ospiti.

È usanza che nei villaggi africani ce ne sia uno e chi passa di lì, per starci un giorno o per fermarsi nel tempo, metta il proprio nome e la data. Si registrano così partenze, passaggi, arrivi, persone, ma solo si possono immaginare le storie che portano con sé.
Prende spunto da questa tradizione africana il nostro guestbook: un libro che ci racconta l'Africa vista con gli occhi degli studenti del SISM – Segretariato Italiano Studenti di Medicina che decidono di trascorrere un mese della propria carriera universitaria in uno dei progetti di Medici con l'Africa Cuamm. Da Tosamaganga, in Tanzania, o da Wolisso, in Etiopia, saranno proprio gli studenti a raccontarci mese dopo mese non solo arrivi e partenze ma anche pensieri, scorci, vite di un mondo lontano dalle aule universitarie da cui sono partiti.
Ma lontano, poi, esiste davvero?
Wolisso project. SISM con l'Africa.
Dalle aule universitarie alla terra rossa dell'Africa sub-sahariana il passo non è poi così difficile da compiere: ci vuole energia, desiderio di conoscenza, voglia di mettersi in gioco e scoprire la medicina di un luogo 'altro'. (…)

Foto non scattata

Giordano, 24 anni
Trieste - VI anno di Medicina

Mi piace il freddo, i colori, la natura, il calore della gente.
Io sono qui:
Tosamaganga,
Tanzania
17/04/2015 - Marrone, da quello più scuro del fango che scorre a rigagnoli a quello più rossastro della terra mista ad argilla. Verde brillante su tutti i lati della strada sterrata, con varie rigogliose specie di acacia. Per il resto è grigio: è il periodo delle piogge, il cielo ci sta svuotando addosso secchiate di acqua. Ma c'è anche del rosso, che risalta in mezzo ai vari colori della natura circostante. È il rosso del mio poncho, di cui potrei fare tranquillamente a meno perché mi sono bagnato lo stesso, e del maglioncino di un bambino che farà le elementari. A distanza, sulla stessa strada, si vedono altri bambini con il maglioncino dello stesso colore: immagino stiano tornando da scuola. Io sono di spalle con addosso il cappuccio, ma è evidente a chiunque che sono un muzungu (bianco) per il fatto di indossare un k-way. Il bambino ha un sacco di tela sulla testa: credo sia per trasportarlo più comodamente e non per proteggersi dall'acqua. Anche perché cammina scalzo: mentre con una mano stabilizza il sacco, con l'altra tiene le infradito (ed io ho le scarpe zuppe). Mi piace il fatto che abbiamo addosso lo stesso colore io e lui! A guardarlo meglio, però, sotto all'elegante maglioncino ha maglietta e pantaloncini logori e sporchi; a guardare meglio indossano tutti vestiti consunti. Eppure, tra i due, non ho dubbi sull'essere io quello vestito in maniera inappropriata."

Il segreto per la felicità

Alessia, 24 anni
Neolaureata da Anagni (FR)

Adoro lo sport e non sopporto il caldo.
Io sono qui:
Wolisso,
Etiopia
17/04/2015 - Il segreto per la felicità è darsi degli obiettivi raggiungibili. Come andare in sala operatoria (e scoprire che l'essenzialità necessaria a far tornare i conti costringe i chirurghi ad usare fili di origine animale che si usavano anche da noi prima di essere sostituiti dai più efficienti ma costosi fili sintetici) oppure riuscire a far sorridere un bimbo che non parla e non sorride da tre mesi. O ancora, trovare il modo migliore per medicare una brutta ustione con i pochi mezzi che abbiamo a disposizione.
E così, anche se il tempo è cambiato e lo scrosciare violento della pioggia disturba i nostri sonni e la gastroenterite non dà tregua, alla fine della giornata il sentimento preponderante è la serenità.
alessia 3

Tanzanian ward

Letizia, 25 anni
Trieste - V anno di Medicina

Mi piace la montagna e il profumo della pioggia d'estate, penso che il miglior mezzo di trasporto siano i propri piedi, mi piace camminare e condividere la strada.
Io sono qui:
Tosamaganga,
Tanzania
15/04/2015 - Ieri mi sono fermata a guardare i letti vuoti e pieni del reparto: nessun cuscino, lenzuola colorate e materassi che da noi provocherebbero piaghe da decubito a chiunque. Qui non esiste il dentro e il fuori, i pazienti allettati e quelli da mobilizzare, l'isolamento, le stanze singole, doppie e da quattro. Ward, reparto, è una grande ed unica stanza con i letti vicini su cui le mamme dormono assieme ai figli e se fuori c'è il sole quei letti si svuotano, chi si può alzare esce in giardino, si siede sull'erba all'ombra degli alberi e la salute, la gravidanza, l'allattamento, la malnutrizione, la malattia diventano condivisione.

Safari

Giordano, 24 anni
Trieste - VI anno di Medicina

Mi piace il freddo, i colori, la natura, il calore della gente.
Io sono qui:
Tosamaganga,
Tanzania
13/04/2015 - Le guide, gli amici che ci sono stati, Piero Angela...chiunque direbbe di andare a fare un safari in uno dei meravigliosi parchi della Tanzania. E ci andrò di sicuro: non vedo l'ora di vedere con i miei occhi i branchi di gnù che attraversano un fiume tinto di argilla, il ghepardo che insegue la preda troppo lenta, la giraffa che raggiunge le foglie più alte.
Ma qui ho scoperto che SAFARI in Swahili non è solo questo: è il termine che loro utilizzano per dire "viaggio". Come dire che il safari lo sto facendo adesso! A ben pensarci la bellezza che ha il viaggiare in sé l'ho proprio riscoperta qui in Tanzania. Provo a spiegarmi meglio: vedere l'alba sabbiosa di Dar Es Salaam dal taxi che ci è venuto a prendere all'aeroporto, la rigogliosa foresta tropicale di Zanzibar che costeggia la strada percorsa dal Dalla-dalla (piccolo pulmino locale), scorgere i villaggi di case in argilla dal pullman che sfreccia a gran velocità verso Iringa, fare la prima passeggiata sulle colline verdi che circondano Tosamaganga. Così siamo arrivati alla prima meta del nostro lunghissimo viaggio, ma tutto quello di nuovo e incredibile che già abbiamo vissuto è stato in viaggio, in safari.

Giornate impegnative

Astrid, 25 anni
Neolaureata da Treviso

Amo la nutella e non sopporto gli scarafaggi volanti.
Io sono qui:
Wolisso,
Etiopia
13/04/2015 - Una ragazza di 20 anni e 25 kg. Ogni 15 minuti durante le ore in ospedale controllo che i familiari le diano il latte supplementato, quello che si usa per i bambini malnutriti, attraverso il sondino nasogastrico. E' davvero difficile vederla lì, con le mosche che le ronzano intorno, chissà se capisce cosa le sta succedendo. La stiamo curando per una tubercolosi addominale,ma lo stato di malnutrizione è molto grave. E' davvero difficile tornare a casa la sera e smettere di pensare a chi vedo in reparto.
Poi una mattina ti trovi ricoverato in medicina un bimbetto di 7 anni he se ne sta appollaiato un po' svogliato nel letto. E che ci fai tu qui in mezzo ai grandi? Ma soprattutto...come cavolo fai ad avere l'emoglobina a 2.3?
astrid-2

Numeri e mondi nuovi

Letizia, 25 anni
Trieste - V anno di Medicina

Mi piace la montagna e il profumo della pioggia d'estate, penso che il miglior mezzo di trasporto siano i propri piedi, mi piace camminare e condividere la strada.
Io sono qui:
Tosamaganga,
Tanzania
11/04/2015 - Numeri e mondi nuovi Qualche numero da Tosamaganga:
  • 1 luna piena
  • 3 giorni in ospedale : altra dimensione, ci vorrà tempo per capire, osservare, muoversi, scoprire..
  • 2 pomeriggi di pioggia: le nuvole sono spettacolari qui.
  • 3 bambini visti nascere: il silenzio che c'è in sala parto continua a stupirmi. "Asante" - grazie - è l'unica parola che ho sentito.
  • 3 o 4 i kanga che avvolgono i neonati: non ci sono i braccialetti al polso con il nome del bambino e della madre, quello che li identifica è il colore dei tessuti in cui sono avvolti.
  • 4 piatti in tavola stasera: bibi Teresa capotavola, Simona, Giordi ed io. Alle pareti ci sono foto che ritraggono la lunga tavolata della sala piena,
  • 10-15 persone a cena insieme negli anni '80, e Teresa c'è.
  • 23.57 ora in cui concludo questo post: usiku mwena!

Il risvolto della medaglia

Alessia, 24 anni
Neolaureata da Anagni (FR)

Adoro lo sport e non sopporto il caldo.
Io sono qui:
Wolisso,
Etiopia
11/04/2015 - Certo, mancano l'adrenalina e la sterilità della sala operatoria, ma forse anche la pediatria ha i suoi aspetti positivi...
alessia-2

Sceriffo vuole compagnia

Letizia, 25 anni
Trieste - V anno di Medicina

Mi piace la montagna e il profumo della pioggia d'estate, penso che il miglior mezzo di trasporto siano i propri piedi, mi piace camminare e condividere la strada.
Io sono qui:
Tosamaganga,
Tanzania
11/04/2015 - Sceriffo vuole compagnia.
letizia-1

Tra fatiche e luce

Alessia, 24 anni
Neolaureata da Anagni (FR)

Adoro lo sport e non sopporto il caldo.
Io sono qui:
Wolisso,
Etiopia
10/04/2015 - Scontrarsi da subito con il fatto che non c'è un chirurgo italiano da affiancare, oltre che con gli scarafaggi in cucina e i ragni nella doccia. Sarà valsa la pena venire fin qua per "espiare una condanna" in pediatria o medicina? Poi un tramonto che esplode di luce e colori diventa il ricostituente dopo la giornata in reparto.
alessia-1

Pole pole indio muendo

Letizia, 25 anni
Trieste - V anno di Medicina

Mi piace la montagna e il profumo della pioggia d'estate, penso che il miglior mezzo di trasporto siano i propri piedi, mi piace camminare e condividere la strada.
Io sono qui:
Tosamaganga,
Tanzania
10/04/2015 - Pole pole indio muendo, chi va piano va sano e va lontano: questa è la filosofia di vita che scopro qui in Tanzania. Con la mia mente occidentale abituata a programmare ogni istante della giornata mi sono chiesta cosa sta aspettando la donna seduta sul tronco di legno a bordo strada, l'uomo all'ombra di un albero con la chioma a ombrello rossa e verde, il bambino fermo davanti a un pallone con la porta a pochi metri da lui.
Cosa o chi aspettano?
L'orologio ha deciso di abbandonarmi dopo nemmeno due giorni trascorsi qui e credo sia stata una gran fortuna, guardare l'ora non ha molto senso quando la giornata sembra durare molto più delle 24 ore convenzionali. Quelle 24 ore in cui sono abituata a svegliarmi-lavarmi-mangiare-prenderelautobus-andareatirocinio-pranzare-seguirelelezioni-farelaspesa-correre-cucinare-lavareipiatti--farelalavatrice-leggere-stendere-dormireleorecherestano. Per poi ricominciare uguale il giorno dopo.
In un giorno tanzaniano le ore sono sempre 24, metà col sole e metà con la luna, eppure il tempo avanza. La gente cammina piano, i gesti sono lenti, le strette di mano lunghe ed energiche, le parole dolci. Non c'è fretta.
L'unica cosa che corre qui - oltre ai taxi - sono le nuvole: il cielo cambia rapidamente aspetto e colore, sotto di lui solo distese di erba verde e terra rossa. Penso che se il bambino fermo davanti al pallone venisse in Italia ci chiederebbe, ridendo, "Masungu, dove stai correndo?"

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